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Otto per mille, per nulla informati
La preferenza non espressa finisce in gran parte alla Chiesa. Tutti lo pagano, ma non tutti conoscono gli aspetti che ne regolano il meccanismo. Viaggio all'interno di un "pasticciaccio" italiano
L’otto
per mille è quel meccanismo con cui lo
Stato italiano,
attraverso la scelta dei contribuenti, devolve
una percentuale fissa del gettito fiscale Irpef allo
Stato, alla Chiesa Cattolica o ad altre confessioni religiose, per
scopi definiti dalla legge.
Anche quest'anno, insieme alla
dichiarazione dei redditi, ritorna l'Opm e ci si chiede e in
quale riquadro apporre la propria firma.
Ma, per operare una
scelta più consapevole, dovremmo tutti saper prima rispondere
a una serie di domande: come
nasce?
Come
viene ripartita la quota
tra le istituzioni beneficiarie? Nel caso il contribuente non esprima
una scelta, chi
beneficia
del suo versamento? Come
sono stati utilizzati i fondi
destinati allo Stato negli ultimi anni?
Per
capire l’origine dell’Opm dobbiamo risalire al Concordato
del 1984, quando, nel regolare
gli accordi economici tra la Chiesa e lo Stato
si decise l’eliminazione della congrua
(lo “stipendio” elargito dallo Stato al clero cattolico), in
seguito all’abolizione della religione cattolica quale religione di
Stato, come risulta dalla nostra Costituzione.
Per contro, la
commissione paritetica italo-vaticana, prevista (art.7 comma 6) dal
nuovo Concordato fu incaricata di elaborare un’attenta "revisione
degli impegni finanziari dello stato italiano"
a favore della chiesa cattolica.
Il risultato di tale revisione fu
prontamente recepito dagli articoli 46, 47 e 48 della legge
222/1985,
che stabiliscono la nascita del meccanismo dell’Omp, in virtù
del quale vengono create due “condutture” in cui convogliare la
quota definita del gettito complessivo dell'Irpef a partire dall’anno
fiscale 1990: una per "scopi
di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione
statale",
e l'altra a "scopi
di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica".
Lo
Stato stabilisce inoltre che le quote a lui assegnate vengano
utilizzate per interventi straordinari, quali fame
nel mondo,
calamità
naturali,
assistenza
ai rifugiati,
conservazione
di beni culturali.
Alla Chiesa, privata del sostegno garantito dalla congrua, si offre la possibilità di ricevere un beneficio, su libera scelta del contribuente, attraverso un altro canale. Cosa non va?
In realtà il beneficio che ottiene il Vaticano non è solo il frutto di una "libera scelta" ed è di gran lunga superiore al valore della vecchia congrua. Il segreto sta nel meccanismo a mio avviso vizioso con cui si attribuiscono le quote inespresse.
La "libera scelta" vigente nasconde una trappola, celata nelle parole dell'art. 47 della legge 222, che specifica: “in caso di scelte non espresse da parte dei contribuenti, la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse". Per far capire cosa avviene in pratica, faccio un esempio con dati molto vicino a quelli reali:
il 40% dei contribuenti esprime una scelta;
di questi, l’80% devolve a favore della Chiesa Cattolica (32% sul totale);
la rimanente quota di torta da spartire (il 60% del totale) viene attribuita per l’80% alla Chiesa
complessivamente, la Chiesa riceverà l’80% del gettito totale, pur avendo ricevuto solo il 32% di sostegni espressi.
Basti pensare che nel 2002, ad esempio, allo Stato furono attribuiti poco più di 99 milioni di euro, mentre la chiesa cattolica beneficiò di 908 milioni di euro, cioé poco meno di 10 volte la quota dello Stato. Di conseguenza, chi crede che, non firmando, darà i soldi automaticamente allo Stato, ci ripensi, perché non è così.
Ma alla “spartizione” della torta non partecipano anche altre confessioni?
Certamente, con la firma delle “Intese” (art.8 della Costituzione), avvenuta fra il 1984 e il 1993, la possibilità di fruire dell'otto per mille è stata estesa alla Chiesa Valdese, all'Unione delle chiese cristiane avveniste del 7° giorno, alle Assemblee di Dio in Italia, all'Unione delle comunità ebraiche, all'Unione cristiana evangelica battista in Italia e alla Chiesa evangelica luterana. Tale possibilità è aperta a ogni altra religione o confessione religiosa che firmi, in futuro, un'Intesa con lo Stato italiano. L'estensione dei beneficiari fu merito dei Radicali: furono loro a segnalare che l'art.47 del disegno di legge in discussione prevedeva un vero e proprio finanziamento della Chiesa cattolica da parte dello Stato, denunciando la disparità che si sarebbe venuta a creare con le altre confessioni religiose.
E lo Stato come ha utilizzato, negli anni, la propria quota di otto per mille? Ha favorito "scopi di interesse sociale o di carattere umanitario", come vuole la Legge?
Le
somme gestite dallo stato sono modeste, e si riducono anno dopo anno.
In pratica, solo
negli anni 2002 e 2003 l’Opm è stato impiegato secondo la
normativa,
negli altri anni è stato “falcidiato” a forza di decreti
legge che hanno di volta in volta spolpato l’importo convogliandolo
in diverse attività , tra cui:
"sperimentazioni
cliniche
oncologiche" (D.L. 17.2.1998, n. 23), "Autorizzazione
all'invio in Albania e in Macedonia di contingenti
italiani"
(D.L. 21.4.1999, n. 110), "Disposizioni urgenti per prorogare la
partecipazione
militare italiana
a missioni internazionali di pace" (D.L. 7.1.2000, n. 1),
"proroga della partecipazione
militare italiana
a missioni internazionali di pace, nonché dei programmi delle
Forze
di polizia italiane in Albania"(D.L.
29.12.2000, n. 393 )... senza contare gli
interventi a favore della Chiesa,
come il restauro di edifici religiosi cattolici per il
quale è stato speso, nel 1999 il
46,35%
dell'importo totale a disposizione dello Stato.
Ma la "ciliegina
sulla torta" viene posta nel 2004, quando il Governo decide (con
la L. 24.12.2003, n. 350 -Finanziaria 2004-2006), di autorizzare il
prelievo
alla fonte di ben 80 milioni di euro
dalla somma spettantegli, per far fronte a urgenti impegni statutari
correnti o straordinari.
Ma
gli effetti della Finanziaria 2004 sull'Opm, sono validi ancora oggi?
Il
governo Prodi, nella tormentata finanziaria 2007, ha confermato il
"prelievo", sia pure con una piccola correzione per l'anno
in corso. Nel comma 1233 dell'art. 1 (e unico) della Legge 296/2006
"Manovra 2007", infatti, si legge: "Il comma 69
dell'articolo 2 della L. 24 dicembre 2003, n. 350, è
sostituito dal seguente: '69: L'autorizzazione di spesa di cui
all'articolo 47, secondo comma, della legge 20 maggio 1985, n. 222,
relativamente alla quota destinata allo Stato dell'otto per mille
dell'imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef), è
ridotta di 35 milioni di euro per l'anno 2007
e di 80
milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009".
Dunque, per il 2007 lo scippo si limiterà a 35 milioni di
euro, ma nel 2008 e 2009 si riattesterà agli 80 milioni di
euro.
...Ammesso che l'Opm statale, di disaffezione in
disaffezione, arrivi a questa cifra!